Troppo a rilento la ricostruzione dell’Aquila a 7 anni dal terremoto

A sette anni dal terremoto del 2009 che fece 309 vittime L’Aquila dentro le mura sembra ancora una città fantasma: bar, locali, chiese, università in gran parte chiusi, abitanti/residenti poche decine nel centro storico. La ricostruzione resta ancora una scommessa. Sono stati registrati nella giornata della memoria 253 cantieri dentro le mura, dove sono state ricollocate 88 attività commerciali, mentre altri 161 sono aperti fuori dalla zona del cratere. Il più grande cantiere che dovrebbe essere ultimato è la galleria di servizio che percorrerà 13 km sotto il livello della strada, alta due metri e 10 per far passare i cavi di servizio di luce, acqua, comunicazioni, fibra ottica fino alle abitazioni. I lavori sono a cielo aperto, i segni lasciati dal terremoto sono ancora evidenti. Tante opere anche private ma ancora ritardi per la rinascita degli edifici pubblici, tante polemiche politiche sui fondi per la ricostruzione, indagini della magistratura, processi. Operai, fabbricati puntellati e messi in sicurezza, ma tutto è ancora troppo poco, troppo lento per allontanare lo spettro della paura delle ore 03,32 di quel 6 aprile.

Secondo il responsabile dell’ufficio speciale Paolo Esposito, la previsione sui 56 Comuni del cratere e sui 100 esterni è che al ritmo attuale la ricostruzione potrà terminare in termine di progetti approvati nel 2022 e in termini di cantieri chiusi nel 2024. Servono comunque altri 3 miliardi, compresa la ricostruzione pubblica. Finora con un miliardo e 400 milioni sono state ristrutturate 4.126 abitazioni inagibili sul totale di 23.240 mentre nei Comuni fuori dal cratere sono state riparate 1.165 abitazioni su 3.800. Al termine dei lavori si avranno di nuovo paesi ricostruiti con rigorosi criteri di sicurezza sismica e con il restauro e la riqualificazione del patrimonio storico ed architettonico di grande valore.

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